Arenaria di Val Gardena lungo il Torrente Chiarsò

torrente chiarsò

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Nel Permiano sup., circa 260 milioni di anni fa, un’antica pianura copriva l’area carnica e triveneta e si estendeva alle Karavanche e al territorio balcanico. Era un grande, vasto territorio sabbioso e fangoso che, verso Sud-Est, si apriva al mare. I fiumi di allora avanzavano da Nord-Ovest e, con tutta probabilità, anche da Sud-Ovest, testimoniando la posizione dei rilievi del tempo.

Oggi nel territorio carnico i corrispondenti depositi fluviali permiani sup. sono spessi da 40 m fino a oltre 200 m e complessivamente si depositarono in alcuni milioni di anni.

Se oggi sono visibili, lo dobbiamo a due successivi e distinti eventi. Il primo fu l’orogenesi alpina, che sollevò e inclinò la successione; il secondo fu l’erosione fluviale che, ad opera del Torrente Chiarsò, fu capace di aprire una profonda trincea naturale che raggiunse e incise l’antica pianura di fine Paleozoico. La corrispondente successione rocciosa è chiamata Arenaria di Val Gardena, dalla località nella quale è stata inizialmente riconosciuta e studiata nella prima metà del secolo scorso.

Quest’antica pianura fluviale è attualmente formata da rocce facilmente riconoscibili per il loro caratteristico colore rosso mattone, acquisito per ossidazione del sedimento poco dopo la sua deposizione. In questo sito è possibile ritrovare i caratteri dei fiumi permiani. Sono rappresentati dalle particolari geometrie degli originari strati sabbiosi e fangosi trasformati da tempo in rocce compatte.

Il tutto è visibile lungo un tratto di fiume lungo poco più di mezzo chilometro, situato a monte delle ultime case di Villamezzo, borgata di Paularo, nel Canal d’Incarojo.

Procedendo dal punto di confluenza del Rio Ruat nel Torrente Chiarsò, e muovendosi verso Sud, si risale il tempo geologico, attraversando uno dopo l’altro, gli strati dell’antica pianura, dai più antichi verso i più recenti.

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