Creta della Chianevate, Chialderate e Monumenz: calcari devoniani, carsismo e glacialismo

Geositi004_1

Scarica il file pdf

Dal Rifugio Marinelli per raggiungere La Chianevate si attraversa la località Chialderate. Un’ottima occasione per osservare gli affioramenti calcarei della famosa scogliera devoniana – la più imponente scogliera paleozoica d’Europa – che poco oltre forma le inaccessibili pareti verticali della Creta della Chianevate. Gli strati sub-orizzontali della Chialderate sono formati da calcari molto puri composti da frammenti organici di grandezza variabile, tutti originati dalla rottura di gusci e impalcature di organismi marini. Erano sia organismi che contribuivano ad aumentare il corpo massiccio (cosiddetto “bio-costruito”) della scogliera, sia organismi dotati di guscio e liberi di muoversi nelle zone di retroscogliera, più note con il termine generico di laguna.

Osservando con cura i calcari della Chialderate inizialmente attrae ed entusiasma la presenza di grandi elementi dalla forma convessa e regolare. Sono stromatoporoidi, organismi biocostruttori, un tempo incertae sedis e oggi attribuiti al phylum Porifera (spugne). Arrivano a misurare fino a oltre mezzo metro di diametro. Guardando meglio ci si rende conto che anche i resti fossili più grandi sono frammenti di stromatoporoidi spezzati e rimossi dalla loro posizione originaria di crescita. Li circonda un “tritume organogeno” nel quale sono immersi e col quale oggi sono tutt’uno.

Sono tutti fossili che risulta impossibile estrarre dalla roccia in quanto visibili su superfici omogenee e prive di asperità. Si prestano comunque ad essere fotografati con buoni risultati che sostituiscono egregiamente la smodata passione del “distruggi e porta a casa”.

[continua - scarica il file pdf]