Dissesto idrogeologico nel bacino del Torrente Brasimone

Brasimone copertina4. IL DISSESTO IDROGEOLOGICO

 4.1. Introduzione.

Il bacino imbrifero del Torrente Brasimone, appartenente al settore centrale del bacino montano del Fiume Reno, occupa una superficie di 73 Kmq ed è compreso nei Comuni di Grizzana, Castiglione dei Pepoli, Camugnano, Cantagallo e Vernio.

Il presente capitolo (che può considerarsi come una relazione illustrativa della cartografia geolitologica e dei dissesti in scala 1:10.000; vedi in Appendice) prende in esame i dissesti, sia in atto sia potenziali, espressamente rilevati, analizzandone gli effetti, deducendone le cause, e proponendo, ove possibili e vantaggiose, le opere di sistemazione più adeguate (v. paragr. 4.6.1.).

Un quadro schematico generale di tutti i dissesti riassume le caratteristiche di ognuno e permette l’immediata comparazione e il raffronto fra le tendenze destabilizzanti presenti nei vari settori.

La tipologia dei fattori innescanti le frane e i dissesti in genere permetterà l’individuazione delle “propensioni al dissesto” delle varie zone, in relazione alle cause naturali o antropiche che sono all’origine dell’instabilità.

Finalità dell’indagine sarà individuare e distinguere le parti del territorio che risultano gestibili mediante sistemazioni (o interventi correttivi sull’uso stesso del territorio) da ciò che può essere considerato come inevitabile evoluzione naturale verso condizioni di maggiore stabilità.

 4.2. Cenni sulle caratteristiche naturali e sull’utilizzazione del territorio.

 4.2.1. Caratteristiche naturali.

Il bacino idrografico del Brasimone è caratterizzato essenzialmente da due predominanti litotipi, le cui differenti caratteristiche fisiche e meccaniche concorrono al modellamento di distinte morfologie.

Il litotipo più diffuso è rappresentato dai terreni caotici eterogenei (“Argille Scagliose”) contenenti sparsi inclusi più resistenti (olistoliti di calcari, porzioni di successioni flyschoidi, brandelli di ofioliti,…). Questi terreni, che percentualmente interessano oltre la metà dell’intero bacino, sono concentrati. nella fascia centrale del territorio in esame. Le forme che li caratterizzano sono riconducibili ad ampie ondulazioni in cui spesso trovano sede più o meno estesi movimenti franosi, in genere assai più frequenti in corrispondenza delle ampie zone coltivate.

L’altro diffuso litotipo comprende rocce flyschoidi marnoso‑arenacee differenti tra loro per età e successione stratigrafica di appartenenza (vedi oltre), ma accomunate da proprietà fisiche nettamente simili. Interessano la testata del bacino, a Sud, e il settore più settentrionale, verso la confluenza dei Torrente Brasimone nel Torrente Setta, Le forme di questo litotipo sono molto più acclivi e spesso i profili vi si fanno decisamente aspri, con pareti e versanti talora subverticali. La stratificazione, sempre netta ed evidente, ripropone l’orientamento delle principali linee tettoniche; ne consegue un assetto generalmente insistente su direzioni comprese tra 0‑NO e E‑SE.

L’alternanza tra i litotipi arenaceo‑marnosi, solidi e scarsamente erodibili, e quelli argillosi, ha favorito l’impostazione di un bacino idroelettrico artificiale (Lago Brasimone) con la diga di ritenuta delle acque fondata su consistenti affioramenti rocciosi arenaceomarnosi, e con l’invaso sviluppato nella retrostante fascia argillosa. Il bacino di alimentazione è compreso interamente in terreni arenaceo‑marnosi saldi, carattere questo che inibisce Perosione conferendo garanzie di lunga durata al bacino idroelettrico.

Il reticolato idrografico è complessivamente abbondante, ma i corsi acqua con flusso permanente, pur comprendendo i Torrenti Brasimone e Vezzano, risultano meno di una decina. La densità idrografica è direttamente proporzionale all’erodibilità dei terreni e i valori massimi sono riscontrabili sulla fascia argillosa centrale del bacino. Si osserva però che ove il substrato argilloso presenta una vasta ed efficace copertura boschiva (p. es., lungo la sponda destra del bacino del T. Vezzano) i corsi d’acqua sono in numero limitatissimo. Nelle zone argillose i rii tendono ad avere inizialmente un decorso sub‑rettilineo dalla sorgente alla confluenza nel collettore di fondovalle; secondariamente si innescano nel territorio, quali effetti di svariate cause destabilizzanti (v. paragr. 4.4.1), un certo numero di fenomeni di dissesto. Di questi una parte interessa le zone adiacenti, o di poco a lato, alla testata dei corsi sub‑rettilinei ancor privi di biforcazioni.

Ne consegue un ruscellamento selvaggio con fluidificazioni e colamenti che confluiscono nel vicino asse idraulico.

Questo comporta una rapida e irreversibile modificazione del pattern idrografico verso condizioni di maggiore complessità e gerarchizzazione. Con l’aumento della lunghezza effettiva del primitivo corso d’acqua al quale si sono aggiunti, originati dagli iniziali dissesti, dei rami laterali, si registra anche un incremento della superficie in cui successive destabilizzazioni possono portare ad un ampliamento dell’area in erosione.

Solo molto raramente è possibile riscontrare ancora lungo la fascia argillosa coltivata esempi di rii sub‑rettilinei privi di bi‑ e triforcazioni. Tali situazioni sono invece ancora comuni lungo la sponda destra del bacino del Torrente Vezzano, modellata in Argille Scagliose, ove l’effetto dell’ampia copertura boschiva sul suolo argilloso e l’assenza di destabilizzazioni antropiche (le aree coltivate sono pressochè assenti) hanno inibito la formazione di dissesti evitando così i conseguenti ruscellamenti ed ampliamenti del reticolato idrografico.

Esempi di rii sub‑rettilinei privi di gerarchizzazioni successive sono invece presenti in aree coltivate con substrato arenaceo‑marnoso (evidenti indizi di stabilità; zona di Lagàro).

Le aree destinate a bosco, prevalentemente ceduo, sono concentrate sui terreni flyschoidi arenaceo‑marnosi della testata del bacino imbrifero, a Sud di Castiglione, e della zona di Lagàro, ove l’acclività delle pendici e il ridottc spessore del suolo spesso impediscono lo sfruttamento agricolo. Zone boschive, come già segnalato, si rilevano pure lungo l’intera sponda destra del T. Vezzano e nella zona di crinale tra Monte Fontanavidola e San Damiano, entrambe caratterizzate da substrato argilloso.

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