Eviti la vita

Son forte, son bello,
dov’è lo spinello?
Ah, ecco. Trovato.
Stasera mi sento
un pelino scocciato,
uno schifo depresso
e tanto annoiato.

Un tiro, due tiri,
profondi respiri.
Riprendo a girare,
o forse mi pare.
E’ sabato sera,
mi schiodo da casa.
Mi sento il cervello
una tabula rasa.

Mi fiondo veloce
con l’auto, lontano,
mentre lo stereo
come un vulcano
mi sputa in faccia
le sue vibrazioni
che un tempo qualcuno
chiamava canzoni.

Ecco la disco
in fondo al viale!
Mi sento parte
di una spirale
che ruota e s’avvolge
su un punto lontano
e sempre più stretta
mi afferra la mano.

Ballo e mi sballo,
mi strizzo coi suoni,
mi riempio di luci
pasticche e frastuoni.
Stasera mi frullo
la bionda che balla
sul cubo leggera,
che dolce farfalla!

Ma è tardi, che faccio?
Mi perdo la sera
guardando una bionda
e pensando a una pera
Ancora una volta
mi aggrappo al motore
e giù che ci do
su l’accèleratore.
Che schifo di turbo,
fa solo i 200…

Dài, mordi l’asfalto!
Sei lento, sei lento…!
Lumaca d’un auto…
Un freno tirato
nella mia vita
vissuta d’un fiato!
Son solo le quattro…
Mattina inoltrata?
Ma va’, questa è solo
una sera avanzata.

La vita è uno sballo,
va presa, afferrata.
Più in fretta, che fugge,
a nessuno è tornata.
Correndo si vive,
rincorro la vita…
E a un tratto succede…
la corsa è finita!

Che strano, di colpo
mi vedo dall’alto
spalmato a pezzetti
tra il prato e l’asfalto.
Saranno gli effetti
dell’ultima pera…
Ma quello… è il mio turbo
ridotto a lamiera!

E mentre mi aspetto
qualcosa che accada,
guardando stupito
quel sangue e la strada,
mi chiama una voce,
mi volto all’indietro…
“Non c’è più fretta.
Piacere… San Pietro.”