Esperimento 5OL3

 L’estinzione dei Dinosauri

PREMESSA

4600 milioni di anni fa iniziava la storia del pianeta Terra.

Da quell’istante trascorsero quasi 4 miliardi di anni prima che si generassero degli organismi dotati di un certo grado di complessità e specializzazione (escludendo quindi Batteri ed Alghe unicellulari segnalabili già in rocce di oltre 2 miliardi di anni fa).

Una delle più conosciute ed importanti aree che forniscono tali reperti fossili, antichi poco più di 600 milioni di anni, si trova in Australia nel sito di Ediacara dove furono scoperte nei primi ’60 anni faune fossili di organismi vermiformi e medusoidi privi di predecessori noti.

Dopo la soglia dei 600 milioni di anni le modifiche e mutazioni delle specie si sono avvicendate ad un ritmo estremamente rapido se rapportato alla scala dei tempi geologici. Ma non sempre nella storia dell’evoluzione dei viventi si sono registrati proliferazione ed aumento di generi e specie. In particolari momenti al contrario c’è giunta testimonianza, attraverso l’esame di un numero estremamente elevato di resti fossili, di estese crisi biologiche la cui conseguenza è stata l’estinzione globale di interi generi, famiglie e ordini di organismi. Per molti di essi la causa dell’improvvisa scomparsa resta ancora ignota anche se in questi ultimi anni la scienza sta acquisendo a riguardo nuovi dati che possono condurre ad interessanti verosimili congetture.

Tra queste estinzioni ricordiamo specialmente quella che dagli scienziati è a ragione considerata la crisi biologica che più di ogni altra ha eliminato dalla superficie terrestre un numero estremamente elevato di generi e specie d’organismi: la crisi del passaggio Cretacico-Terziario, 65 milioni di anni or sono.

In particolare un ben preciso gruppo di animali, i Dinosauri, è assurto ad emblema di una serie ravvicinata di estinzioni catastrofiche e globali. Assieme ad essi centinaia di gruppi di organismi meno noti cessarono per sempre d’esistere spinti all’estinzione da una causa ancora non del tutto chiarita.

 Questo accadeva 65 milioni di anni fa. Contemporaneamente, in tutto il pianeta, le rocce ditale età risultano arricchirsi in un elemento raro sulla Terra, l’indio, la cui provenienza non poteva essere che occasionale e dallo spazio più remoto.

 

L’ESPERIMENTO

605 milioni di anni fa.

La gigantesca astronave di forma vagamente conica cominciò a rallentare la sua rapida rotazione abbassandosi verso la superficie del nuovo pianeta. Levitò perfettamente immobile a meno di cento metri d’altezza mentre i calcolatori di bordo sintetizzavano dati sulla rarefatta atmosfera e sul chimismo delle acque che avvolgevano il terzo pianeta della stella 5013, al bordo di una galassia periferica in fase di vivace espansione.

I Lander dal Monte di Rivo (Foto C. Coccitto)

I Lander dal Monte di Rivo (Foto C. Coccitto)

Il terzo pianeta era stato scelto come sede di uno dei più importanti ed ambiziosi progetti ecobiologici ed ora, dopo un viaggio di quasi dieci milioni di anni l’obiettivo era stato raggiunto.

La lenta discesa verso il pianeta designato ebbe inizio; le indagini dirette confermavano le spettroscopie inviate alla nave madre da una precedente sonda ricognitiva. Il punto prescelto era coperto da un mare tranquillo e poco profondo. L’astronave si fermò con una impercettibile vibrazione a pochi metri dalla superficie. Una serie di comandi dall’interno aprì lateralmente un diaframma altrimenti invisibile: ne uscirono quattro Pensanti reggendo tra loro una teca metallica ovoidale provvista di un margine centrale rilevato.

Cascatella nel tratto intermedio del sentiero del Re di Sassonia (Foto C. Coccitto)

Cascatella nel tratto intermedio del sentiero del Re di Sassonia (Foto C. Coccitto)

Si spostarono senza apparenti movimenti dall’astronave alla superficie marina. Un breve attimo di sosta sincronizzò la discesa comune verso il fondale limoso, trenta metri più in basso. I quattro esseri si fermarono prima di toccare il fondo per evitare turbolenze nei soffici sedimenti fangosi privi di vita. La teca si svitò automaticamente, con lentezza e precisione. La rotazione dell’emisfero superiore scopriva progressivamente una serie di fori a diametro crescente ricoperti da una pellicola incolore che valutava la compatibilità tra il liquido interno sintetizzato nei laboratori dall’astronave e quello marino. L’ottima corrispondenza che via via andava registrandosi confermò le previsioni consentendo la progressiva lacerazione delle membrane e la miscelazione tra i due componenti.

Il processo durò oltre un’ora seguito nella sua lenta evoluzione dai Pensanti immobili. Uno scatto secco, attutito dall’acqua, diede inizio alla fase culminante del programma. L’involucro metallico si aprì completamente dividendosi in due porzioni concave. Una quantità di organismi vermiformi e medusoidi, schizzò all’esterno, parte infossandosi immediatamente nei limiti di quel nuovo ambiente, altri bloccandosi a mezz’acqua per valutare istintivamente le potenziali ostilità di quello spazio sconosciuto.

L’incresparsi improvviso delle acque in superficie segnò la rapida risalita dei quattro Pensanti che, disposti in cerchio, la teca ormai vuota al centro, rientravano verso l’astronave.

Non si poteva affermare che l’esperimento fosse riuscito. Era solo incominciato.

Milioni di anni più tardi una nuova astronave sarebbe ripassata a controllare, guidata da Pensanti nati centinaia di migliaia di generazioni dopo, gli effetti di quell’esperimento evolutivo concepito da una civiltà lontana che aveva scelto il pianeta Terra come contenitore adatto allo studio di un’evoluzione animale spontanea partendo dai patrimoni genetici semplici di primitivi Anellidi e Celenterati di un mondo distante dal nostro dieci milioni di anni luce.

Quella medesima località, scelta come inizio dell’esperimento, 600 milioni di anni più tardi verrà denominata Ediacara dagli indigeni australiani lontani dal sospettare l’importanza di quel luogo per l’evoluzione organica sulla Terra.

 75 milioni di anni fa.

i responsi teleolografici inviati dalle sonde automatiche che periodicamente, ogni 20 milioni di anni, venivano mandate in ricognizione verso quello strano interessante pianeta chiedevano ora una conferma e un intervento diretto.

Quel movimentato pianeta azzurro ricco di acqua e con un’atmosfera in continua modifica aveva dimostrato durante quel lungo mezzo miliardo d’anni di controlli di possedere una infinita capacità di stimolo alle variazioni del patrimonio genetico della specie. Era il fondamento dell’evoluzione. Per loro, i Pensanti, risultava strabiliante e al tempo stesso inconcepibile una tale rapidità di mutamento. Nuovi generi, famiglie, ordini, classi, phila, a centinaia di migliaia, per terra e per mare, in solo mezzo miliardo di anni!

 

 Il Monte Cucco dal Monte di Rivo (Foto C. Coccitto)

Il Monte Cucco dal Monte di Rivo (Foto C. Coccitto)

Il genere dei Pensanti costituiva una entità stabile ormai da oltre 2 miliardi di anni in un mondo remoto popolato da organismi immutabili da un tempo anche quasi doppio rispetto alloro. Non riuscivano a credere a quanto l’esperimento stava producendo.

Gli ultimi dati teleinviati rappresentavano però alcune preoccupanti tendenze: l’abnorme sviluppo e diffusione di alcuni recenti prodotti evolutivi da noi molto più tardi definiti col nome di Rettili. La loro rapida colonizzazione dei più svariati ambienti, da quelli marini costieri alla gran parte dei settori emersi e il progressivo aumento di taglia che in breve aveva prodotto dei gigantismi in un elevato numero di generi e specie in costante sviluppo, avevano determinato la crescita enorme di intere popolazioni in continuo spostamento alla ricerca di cibo. E tra tali Rettili esistevano i carnivori, gli onnivori, i divoratori di vegetazione. Ogni gruppo specializzato avrebbe potuto potenzialmente, entro breve tempo, espandersi a tal punto da distruggere migliaia di altre specie viventi, animali e vegetali, giungendo poi, come ultimo inevitabile atto, all’autoeliminazione.

Una simile eventualità, prevista dagli elaboratori a cristalli organici, avrebbe compromesso l’intero esperimento. Occorreva intervenire entro pochi milioni di anni studiando un metodo efficace e risolutivo ma al tempo stesso non distruttivo o cruento nel rispetto di quelle norme etiche che regolavano tacitamente ogni atto dell’esistenza dei Pensanti. La soluzione fu raggiunta dopo un breve consulto dei numerosi tecnici che seguivano l’esperimento, presenti depositari delle passate registrazioni teleolografiche che dovevano essere tramandate ai futuri prosecutori del programma ecobiologico.

Fu sintetizzata una enorme quantità della sostanza capace di ristabilire gli equilibri biologici del pianeta 50L3, ridotta in polvere e stivata nell’astronave di prossima partenza. Lo scafo, di dimensioni colossali, ospitava quasi centomila Pensanti, tra tecnici equipaggio e familiari. I loro lontani futuri discendenti, nati e vissuti all’interno della gigantesca astronave, avrebbero realizzato, dieci milioni di anni più tardi, la nuova fase del programma prevista per il nostro pianeta.

65 milioni di anni fa.

II ramo laterale della galassia periferica fu definitivamente raggiunto. Più di diecimila generazioni si erano avvicendate all’interno dell’astronave. Attraverso le coordinate di un universo in irregolare progressiva espansione corrette da complicate effemeridi a sviluppo quadrimensionale fu individuato l’oggetto dell’esperimento contrassegnato in codice dalla sigla 50L3 (SOLE?).

L’astronave, gigantesca città fluttuante, si avvicinava all’obiettivo mentre al suo interno lo schermo ricognitore selezionava continuamente immagini del pianeta in rapido avvicinamento riproponendone i dettagli ingranditi milioni di volte sulla superficie di un immenso schermo sferico. Fu predisposta un’orbita debolmente obliqua rispetto al piano equatoriale. I complessi elaboratori di bordo si apprestavano ad attuare le indicazioni del programma orbitale quando qualcosa cominciò a non funzionare. L’impatto con uno sciame meteorico, sottovalutato nella sua ampiezza ed altamente magnetico, creò degli scompensi durante quello che poteva definirsi il momento più critico dell’intero tragitto: il rallentamento e l’inserimento nell’orbita terrestre. Un errore di pochi gradi nel cambio di assetto dell’asse di rotazione dell’immensa astronave poteva risultare catastrofico. Il gigantesco blocco metallico sussultò sotto la sferza dell’improvvisa ed intensa anomalia magnetica, troppo potente ed inaspettata per calcolare in tempo utile le correzioni sia di assetto che di rotta. L’enorme piramide rotante di titanio, nichel ed indio, alta oltre cinquanta chilometri ed ampia quasi duecento, ebbe un sussulto.

Interi scomparti metallici dei perimetri esterni si stracciarono nell’impatto trascinati prima verso l’interno per poi essere espulsi, assieme ai frammenti dei giganteschi meteoriti, sul lato opposto dell’astronave. Le perturbazioni magnetiche indotte alterarono per frazioni di secondo i sofisticati sensori che regolavano l’assetto giroscopico dell’immensa piramide stellare. Fu sufficiente a deviare l’asse di rotazione imprimendo una decelerazione improvvisa ed irregolare nel momento in cui l’immane struttura si apprestava a mutare la propria direzione di percorso.

L’effetto risultante innescò una delle maggiori catastrofi cosmiche di cui indirettamente si abbia registrazione. Il momento angolare tra i settori prossimi all’asse di rotazione centrale ed i perimetri esterni variò bruscamente. Lo scompenso sradicò i primi dai secondi con lacerazioni che attraversarono in altezza l’intero corpo dell’astronave. L’enorme massa di metallo e sofisticati elaboratori organici, carica di centomila Pensanti e stipata di polvere preziosa per l’esperimento 50L3, stava sprofondando verso gli strati alti dell’atmosfera terrestre. Le gigantesche dimensioni dell’astronave fecero sembrare la sua agonia‑una successione di eventi al rallentatore.

Mentre il nucleo centrale lacerato dal resto della struttura si sfilava crepitando dai perimetri esterni simile ad un torsolo metallico, questi ultimi si accartocciavano fondendo nella discesa attraverso gli strati di un’atmosfera ormai densa. Fu una successione interminabile di boati e iricaridescenze mentre il carico di polvere si distribuiva in alto trasportato dalle correnti d’alta quota man mano che i numerosi contenitori venivano strappati e fusi dall’attrito durante la vorticosa discesa verso terra. Quando anche l’ultimo sibilo cessò, di un progetto durato oltre mezzo miliardo di anni restava solo un velo di polvere rossa che lentamente, prima di posarsi sulla superficie terrestre, stava facendo il giro del pianeta diffondendosi ovunque.

Non solo la polvere rossa scendeva verso il pianeta: miliardi di particelle, frammenti submicroscopici, ceneri ed invisibili residui della gigantesca struttura all’indio, titanio e nichel arricchirono i sedimenti nel quieto delle profondità marine.

E gli anni successivi, sotto gli effetti di un’impalpabile polvere rossa che decantava dal cielo sugli organismi terrestri, tra i Rettili specialmente, ma non solo tra loro, cominciarono a nascere, per lunghi e numerosi anni, solo maschi.

 

Francesco parla alle mucche (Archivio fotografico Alpinismo Giovanile)

Francesco parla alle mucche (Archivio fotografico Alpinismo Giovanile)